Giacomo Marulli, La notte de Piedigrotta

Giacomo Marulli, La notte de Piedigrotta

Giacomo Marulli, La notte de Piedigrotta azzoè Lo filantropo de la Pignasecca, D'Amico editore, Nocera Superiore 2018, pp. 170. A cura di Gianandrea de Antonellis.

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«La strata de la Pignasecca è una de le cchiù granne e popolate de Napole; accommenzanno da Toleto e propiamente da lo pontone de lo llario de la Carità, a saglì ncoppa nfìno a chill’arco che lo puopolo chiamma ll’arco de Montesanto, ma che nuje chiammarrimmo Porta Medina tu guardanno co attenzione, potarraje jodecà, che è una de le cchiù ricche e de le cchiù guappo chiazze de sta ricca, guappa e sciasciona cità de Napole».
Così inizia lui notte de Piedegrotta azzoè lo filantropo de la Pignasccca (1873), uno dei rarissimi - e romanzi in napoletano. Se la lingua napoletana, infatti, abbonda di drammi, poesie, poemi e racconti come il Pentamerone e la Polisicheata, è invece carente di romanzi veri e propri.
Questa lacuna viene ora finalmente colmata.

Giacomo Marulli (1822-1883), fratello minore del Conte Gennaro Marulli di Barletta, fedele generale borbonico ed obbiettivo storico militare, fu avviato alla carriera forense, ma le preferì quella letteraria, in particolar modo in lingua napoletana. Come Francesco Mastriani, nonostante la notevole fortuna artistica, visse sempre stentatamente.
Tra i suoi lavori si ricordano varie poesie; almeno tre romanzi vermicolari; varie farse tra cui La fucilazione di Pulcinella; la parodia da Mastriani Il mio cadavere cioè no muorto che non è muorto e l’amara “commedia lirica allegorica fantastica”, con musica, I tre regni o Il bene e il male.
Presumibilmente è lui l’autore de Il passato e il presente, ovvero Ernesto il disingannato, il primo romanzo “borbonico” della letteratura italiana, recentemente riproposto da questa stessa casa editrice.

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