Ferdinando Russo, Memorie di un ladro

Ferdinando Russo, Memorie di un ladro

Ferdinando Russo, Memorie di un ladro, Edizioni Bideri Napoli, 1971, pp. 212 più 6 illustrazioni fuori testo. Con sovracoerta illustrata.

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Questo curioso e affascinante romanzo di Ferdinando Russo descrive quel mondo brulicante di umanità sofferente e traviata, innocente e colpevole che viveva, e vive, al di là di quél « paravento » — per dirlo con Matilde Serao —, che la classe dirigente politica napoletana, dopo la « liberazione » e piemontesizzazione dell'Italia, ha elevato per dare un aspetto dì onorabilità borghese a una realtà sociale disgregata, allo scopo di nascondere una condizione di vita popolare assurda e tragica. Raccontando la storia del suo ladro-gentiluomo e, a suo modo, intellettuale, Russo, di scorcio, illumina di luce cruda, con uno sdegno che spesso si atteggia ad amara ironia, l'« interno », per così dire, di una città che viveva (e purtroppo, ripeto in parte, ancora vive) al limite della tragedia, anche se gli strani casi della sua esistenza secolare, la vivacità ed animalità della sua plebe e il senso di rassegnazione che la inchiodava ad una condizione storica innaturale, rasenta, in certi momenti cruciali della sua esistenza, una tragica comicità. L'immagine visiva che viene alla mente, leggendo queste pagine russiane, è quella di certe affollate incisioni di Callot, il grande pittore francese del sedicesimo secolo che illustrò il mondo brulicante dell'Europa del suo tempo e che, non a caso, i pittori napoletani suoi contemporanei, in ispecìal modo Micco Spadaro, studiarono ed amarono, riproponendo il suo metodo d,i indagine nel rendere la realtà e lasciare una testimonianza drammatica e viva dei movimenti, le innuietudini e le ribellioni di masse umane affamate e sfruttate.