Francesco Perri, Emigranti

Francesco Perri, Emigranti

Francesco Perri, Emigranti postfazione di Domenico Scafoglio, Qualecultura, Jaca Book, Vibo Valentia-Milano, 2001, pp. 247.

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È stato il duro giudizio di Gramsci a limitare fortemente, almeno negli ambienti accademici, la fortuna di questo romanzo di Perri che [...] rimane un testo fondamentale per la comprensione dell’emigrazione verso l'America dei meridionali nei primi decenni del secolo XX.
Quel giudizio, si rivela oggi sotto molti aspetti infondato. [...] Perri è tra i primi a capovolgere il mito positivo dell’America, con percorsi propri e originali. [...] Prima di essere di De Martino, è appartenuta, forse per la prima volta, a Perri l’idea che la gente dei paesi vivesse la partenza degli emigranti per le Americhe come una esperienza di lutto (“La moglie di Cosenza si era seduta sopra un para-carro, e si lamentava con una cantilena funebre, come se piangesse un morto”) [...].
La ripubblicazione di questo romanzo - da molti ritenuto il capolavoro di Perri era da lungo attesa. Esso è frutto di una visione dall’interno che spesso manca alle più recenti e sofisticate indagini demoantropologiche; di un pathos, di un affetto, di un legame alla terra che è presupposto indispensabile del processo di rinascita, di cui è sempre più largamente diffuso il bisogno.