Pulcinella

Pulcinella

Aniello Montano, Pulcinella dal mimo classico alla maschera moderna, Dante y Descartes, pp. 62+ 15 tavole. 

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In uno scolio a Dionisio Trace (grammatico greco del II secolo a.C.) si racconta di alcuni abitanti delle campagne ateniesi che si erano recati di notte in città per inveire contro dei cittadini che li avevano offesi. La loro veemenza verbale fu talmente forte da costringere i colpevoli a vergognarsi del loro comportamento. Considerato l'effetto educativo di quella performance, gli ateniesi invitarono i contadini a ripetere la scena a teatro. Questi, per mantenere l'anonimato, si coprirono il viso con il mosto, formandovi una specie di maschera. Di qui, a detta dello Scoliaste, ebbe inizio la commedia e quel gioco dello scambio del volto vero (la persona) con il volto dissimulato (la maschera) e, quindi, la dialettica dell'esibizione e del nascondimento, caratterizzante l'azione critica, beffarda e insolente, all'interno di un contesto sociale autoritario e repressivo.
Lette alla luce del testo dello Scoliaste, le testimonianze di Ferdinando Galiani e di tanti altri autori, che a partire dal Cinquecento indicano un preciso tempo e luogo della nascita di Pulcinella, perdono completamente il valore di documento storico. Si rivelano semplici esemplificazioni di un topos letterario-teatrale ricorrente nei secoli, vale a dire del "contrasto" tra città e campagna, tra "borghesi" e contadini. In questa ottica, la maschera di Pulcinella potrebbe essere una delle tante rappresentazioni di un rituale scenico di derivazione greca, ma utilizzato dai commediografi di tutte le età.