Francesco Grasso, La poesia delle Calabrie I
Francesco Grasso, La poesia delle Calabrie dal Duecento all'Umanesimo, Qualecultura-Jaca Book, Vibo Valentia 1994, pp. 183.
Francesco Grasso, La poesia delle Calabrie dal Duecento all'Umanesimo, Qualecultura-Jaca Book, Vibo Valentia 1994, pp. 183.
L’ampia antologia della poesia calabrese — o meglio «delle Calabrie» — che viene proposta con questa opera è preceduta da un’introduzione di carattere storico-letterario, che consente di meglio eseguire le vicende e le difficoltà che hanno ostacolato l’affermarsi di una cultura regionale comune ed il diffondersi di una adeguata produzione poetica, in secoli nei quali la Calabria viene ridotta al ruolo di terra di transito, di confine, di conquista. Ancora oggi la diversità dei dialetti e delle lingue parlate, che fanno della regione più entità linguistico-culturali, sono testimonianza delle vicissitudini del passato, delle divisioni politico-culturali e delle dominazioni di vari popoli. Un rapido profilo, dalla seconda ellenizzazione del periodo bizantino e dal movimento letterario greco, che s’irradiò nella parte meridionale della Calabria, al processo di latinizzazione iniziato dai Normanni e proseguito nei secoli successivi, all’avvento degli Svevi e della cultura siciliana, alla dura denominazione angioina con la netta separazione tra apparato burocratico e società, fino al dominio aragonese, e ad avvenimenti quali l’insediamento nella regione di un gran numero di profughi albanesi.
Si tratta di una narrazione che si sofferma con maggiore cura sulle manifestazioni culturali e letterarie — nella forma della poesia latina ed in quella della poesia volgare — che si svolgono durante tali vicende. Notevole spazio viene dato all’umanesimo cosentino.
Durante l’ultimo ventennio del 1400 con l’arrivo del marchigiano Tideo Acciarino, che rimase a Cosenza per oltre un decennio (dal 1480 a dopo il 1492) ed ebbe corrispondenza anche col Poliziano, l’umanesimo cosentino ebbe un nuovo impulso e diede, alla fine del secolo XV e per tutto il XVI, frutti «copiosi e cospicui» tanto che quello calabrese, per la sua ricchezza, può essere collocato — come sostiene il Lo Parco — al primo posto tra l’umanesimo delle regioni meridionali, dopo quello napoletano.
Trovano spazio nell’antologia numerosi testi inediti o poco conosciuti.