Bertolazzi, El nost Milan

Bertolazzi, El nost Milan

Carlo Bertolazzi, El nost Milan, Einaudi, 1979, pp. 164.

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Al Nost Milan Bertolazzi arriva quasi di colpo, con un esercizio, un tirocinio di pochi lavori, quasi tutti in dialetto. Ed ecco il primo, macroscopico punto del discorso nuovo (il dialetto milanese ha problemi diversi dal veneto, Bertolazzi è ben diverso in ciò da Gallina), la scelta linguistica. I precedenti culturali di Bertolazzi sono da un lato Porta e Dossi, cioè la rivolta linguistica dotta, dall'altro proprio il teatro periferico e il dialettismo conviviale meneghino, appena consacrato dall'aneddotica conviviale scapigliata. Eppure l'uso e i risultati conseguiti da questo dialetto diventano ben altri, se la realtà forza una buona volta il realismo, se le preoccupazioni e i significati tentano nuove zone d'esplorazione. Voglio dire questo, che il grande Ferravilla, il necessario maestro incombente, nonostante tutto aveva più preoccupazioni per il realismo che per la realtà, compiva la sua operazione in senso tecnico più che in senso ideologico, cercava il successo sicuro della Class di asen, però senza andare molto al di là del modesto macchiettismo o della esibizione della sua istrionica abilità.

p. V     Introduzione
El nost Milan: La povera gent
5     Atto primo Al Tivoli
29     Atto secondo  L'estrazion del lott
45     Atto terzo Ai cusinn economich
63     Atto quarto Ai Asili Notturni
El nost Milan: I sdori
79     Atto primo
93     Atto secondo
112     Atto terzo
131     Atto quarto
142     Atto quinto
153     Note