I Congiurati di Frisio
Silvio Vitale, I Congiurati di Frisio, Un tentativo di insurrezione borbonica a Napoli durante l'occupazione piemontese, prefazione di Tommaso Pedio, il Cerchio Iniziative Culturali, Rimini 1995, pp. 208
Silvio Vitale, I Congiurati di Frisio, Un tentativo di insurrezione borbonica a Napoli durante l'occupazione piemontese, prefazione di Tommaso Pedio, il Cerchio Iniziative Culturali, Rimini 1995, pp. 208
Nel Sud contrari all'Unità d'Italia ed all'invasione piemontese non furono solo i cafoni, ma anche parecchi galantuomini. Questa era la tesi che si volle dimostrare nel processo tenutosi a Napoli contro i cosiddetti “congiurati di Friso”.
L'avventura comincia il 23 luglio 1861, alle dieci di sera, quando una pattuglia di carabinieri circonda la casina di Frisio sulla costa di Posillipo. Viene arrestato il prete Bonaventura Cenatiempo, insieme ad altri cinque, sospettati di aver ordito una congiura borbonica. Altri sono riusciti a fuggire in barca. Vengono sequestrati due revolver (ben poca cosa per una ipotetica congiura). Gli arrestati vengono prima portati in questura per essere interrogati e poi in carcere. Nell'agosto del 1861 ha inizio l'istruttoria da parte della magistratura. Viene messo insieme un incartamento di dieci volumi contenenti tutti i rapporti, gli interrogatori e i documenti del processo. Vengono ingaggiati per la difesa degli imputati i migliori avvocati di Napoli. Il 18 luglio 1862 con il processo Cenatiempo viene inaugurata la nuova Corte d'assise. Nell'udienza del 30 luglio 1862 viene eseguita al gruppo degli imputati una fotografia, come si faceva per i briganti. Il dibattimento dura quattordici giorni. La sentenza di condanna viene emessa il 7 agosto 1862.