Lo specchio de la cevertà - galateo napoletano
Nicola Vottiero, Lo specchio de la cevertà. O siano schirze morale aliasse lo calateo napolitano. A cura di Garbato Elvira, Gaia Editrice 2005, pp. 320. Testo a fronte italiano e napoletano.
Nicola Vottiero, Lo specchio de la cevertà. O siano schirze morale aliasse lo calateo napolitano. A cura di Garbato Elvira, Gaia Editrice 2005, pp. 320. Testo a fronte italiano e napoletano.
Il motivo ricorrente nella "Specchio de la cevertà" è che la maleducazione non è adatta ai galantuomini. L'Autore ci somministra così circa duecento regole di buona creanza, un vero e proprio galateo - tale del resto è il sottotitolo - destinato, per la verità, soprattutto a "lo puopolo menuto (pocca pe li nobbele non serve, che lo portano mparato da cuorpo a le mamme loro)". Considerata l'epoca, non sappiamo come il popolo minuto avrebbe potuto far tesoro di norme scritte, anche se in napoletano, visto il diffuso analfabetismo. Ma sarà stato tutto un vezzo? O non piuttosto il pretesto per raccontare gli aneddoti, cioè gli "schirze" anche se "morale" che accompagnano questi precetti di "cevertà"? Il linguaggio usato è, nel registro, nello spirito e nella schiettezza, prettamente popolaresco e manifesta la stessa tendenza all'ironia e alla caricatura di Basile, Cortese e Sgruttendio, per nominare i più grandi della letteratura napoletana precedente.