Dieter Richter, Napoli cosmopolita
Dieter Richter, Napoli cosmopolita, Electa, pp. 144, 50 immagini b/n, dimensioni 16x24 cm, confezione brossura.
Dieter Richter, Napoli cosmopolita, Electa, pp. 144, 50 immagini b/n, dimensioni 16x24 cm, confezione brossura.
Napoli, nel XIX secolo, non è più unicamente quel “Paradiso abitato da demoni”, noto ai visitatori del passato: è, in senso molto più concreto, una metropoli di 450.000 abitanti, a volte, come ogni metropoli che si rispetti, pericolosa e ostile, con il labirinto di vicoli e il sovraffollamento che caratterizzano il cuore più antico. È il motivo di fondo per cui, chi desidera vivere e lavorare nella capitale per periodi più lunghi si tiene in qualche modo a distanza dalla città vera e propria, dando vita a luoghi 'extraterritoriali': l’hotel britannico, il club svizzero, il ristorante tedesco, la chiesa evangelica franco-tedesca. Allo stesso tempo, Napoli, con i suoi contrasti esasperati tra civiltà antica e indolenza, esercita un fascino irresistibile sugli ospiti più curiosi di novità, stimola l’arte dell’osservazione e della descrizione, affila quel tipo di percezione che oggi chiamiamo lo “sguardo etnologico”: nel corso del secolo, assume sempre maggior peso la comunità degli artisti e dei letterati (da Pitloo a Turner, Corot, Stendhal, Shelley, Keats, Walter Scott, Andersen, Ruskin, Dickens, Falubert, Melville), cui si aggiungono gli uomini d'affari, tedeschi, inglesi, francesi o svizzeri, i numerosi aristocratici e grandi borghesi innamorati del Sud.