Il saggio dell'amico fraterno Sergio Ferrari "Le Fabbriche d'Armi dell'esercito Borbonico - L'Officina di Lancusi", sulla storia delle manifatture d'armi dei secoli XVIII e XIX dell'Italia del Sud, rappresenta una fondamentale ricerca sulle armi antiche e sulla loro produzione nel Mezzogiorno fino alla crollo del Regno delle Due Sicilie.
Uno studio importante che "ha richiesto vari anni di ricerche di archivio, biblioteche e sperimentazioni in arsenali, musei, direzioni di artiglieria, collezioni pubbliche e private", a cui spesso ho avuto il piacere di partecipare. L'approfondimento sugli opifici militari, scrive l'autore, parte dal "primo industrialismo delle manifatture del Mezzogiorno, da Carlo III a Francesco II, e il delicato periodo di transazione dal lavoro del singolo artigiano nella sua bottega, alle prime forme di aggregazione industriale, da Gioacchino Murat in poi".
Una ricerca "che se pur basata su solide fondamenta scientifiche, divulghi in modo comprensibile la materia anche per un pubblico che non sia solo quello degli addetti ai lavori". In essa vengono esaminate le componenti delle strutture e degli assetti produttivi essenziali per la dotazione delle truppe.
Il volume è corredato da foto e da minuziosi disegni, fatti dall'autore, dei vari modelli delle armi di ordinanza con l'evidenza dei punzoni apposti sui singoli componenti con le iniziali di operai e controllori. Interessanti sono gli elenchi nominativi degli armaioli del Circondario di Principato Citra - Salerno e provincia, siano essi dipendenti di opifici statali o lavoratori autonomi, tra cui quelli delle maestranze dell'Officina di Lancusi impiegate fino alla chiusura dello stabilimento.
"Tali liste, che iniziano dal periodo francese, vengono pubblicate per la prima volta e costituiranno una buona fonte didattica per future ricerche sull'argomento". Sono esaminate le produzioni della Reale Manifattura di Torre Annunziata, la Real Manifattura di Mongiana, il Reale opificio di canne militari di Poggioreale, la fabbrica di piastre da fucili del Reale Albergo dei Poveri in Napoli, la Reale Armeria Privata di Sua Maestà, la Real Sala d'Armi di Napoli, gli armaioli Irpini.
Un lavoro essenziale per studiosi e collezionisti che aiuta a collegare il manufatto al luogo di fabbricazione negli anni e nei singolo opifici militari. Particolare è il "caso Lancusi", studiato a fondo dal Ferrari, dove esisteva una diffusa tradizione armeologica sin dai tempi più antichi ed una officina di Piastrinari tributaria della fabbrica madre di Torre Annunziata. I lavori creati da Pisano, Di Carluccio, Dauria e tanti altri artisti, sono conservati nelle migliori collezioni pubbliche e private in Europa e negli USA.
Un approfondimento particolare viene svolto dal Ferrari sulla leggendaria pistola Venditti, per anni oggetto di un'accesa controversia con l'americana Volcanic, sulla priorità della sua fabbricazione. La pistola Venditti, (dal nome dell'armaiolo Pietro Venditti), infatti, fece grande scalpore perchè era meccanicamente uguale a una pistola americana brevettata negli Stati Uniti dai soci Smith - Wesson nel 1854.
Collocando in appendice gli elenchi nominativi degli armaioli si è tentato con un'impostazione a capitoli indipendenti ma legati da un comune filo narrante, di esaminare un particolare settore storico della produzione armiera meridionale, con occhio attento, teso alla ricerca sistematica. E' in tale quadro che l'Autore ha deciso di inserirsi per esporre un argomento che testimoniasse l'attività dell'industria del Mezzogiorno e particolarmente quella del settore armeologico che seppure non rivestì caratteristiche di serialità massiva peculiare a quella di settori della siderurgia del Nord-Italia, ebbe pur essa, e in alcune fasi in sommo grado, aperture culturali e artistiche di rilievo: vedi l'opera di un Michele Battista.
Brano tratto da
LE FABBRICHE D'ARMI DELL'ESERCITO BORBONICO. L'OFFICINA DI LANCUSI di Felice Nicotera
Pubblicato su "Il Ponte Nuovo.it", Anno 11 n. 1 - Gennaio - Febbraio 2018